COVID-19: impatto dell'isolamento sui posti di lavoro degli espatriati

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Pubblicato 2020-03-30 alle 14:59 da Veedushi
Da quando l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato il coronavirus una pandemia, molti paesi nel mondo hanno imposto l'isolamento ai propri cittadini allo scopo di contenere la diffusione del virus. Una situazione che, ovviamente, ha un notevole impatto sul mondo del lavoro. Se tante persone sono passate immediatamente alla modalità del telelavoro, al fine di garantire la continuità dei servizi nel loro settore di attività, altre brancolano nel buio. Expat.com ha raccolto alcune testimonianze di professionisti stranieri che lavorano all'estero. 

Paul, espatriato britannico in Indonesia, ci spiega che per lui il telelavoro non è una soluzione fattibile. "Do lezioni di conversazione e devo ammettere che è davvero complicato lavorare da casa perchè mi mancano le strumentazioni adeguate. Inoltre, sia io che altri colleghi, ci scontriamo con la scarsa collaborazione da parte delle scuole che hanno difficoltà a gestire questa situazione di crisi". E aggiunge che, poiché il periodo di isolamento in Indonesia verrà quasi sicuramente prolungato, molti contratti rischiano di saltare. "Potrei perdere il lavoro", afferma. Secondo Paul le scuole non riapriranno prima del nuovo anno scolastico. Alcune hanno già posticipato di due settimane l'inizio dei corsi, il che aumenta la possibilità di annullamento dei contratti. "Se cosi fosse tanti espatriati come me si troveranno in difficoltà."

Una testimonianza simile ci arriva dalla Thailandia. Bryan, un espatriato sudafricano, è un insegnante di inglese. La sua avventura professionale, appena iniziata, ha avuto vita breve. "Mi trovo in una situazione finanziaria complicata e sono stato pagato solo per tre settimane di lavoro", ha detto. E' attualmente alla ricerca di un nuovo impiego. Passa le sue giornata al computer, alla ricerca di nuove possibilità, e si rende conto di non essere l'unico. "Durante questo periodo sarà difficile ricominciare da capo, specialmente per gli espatriati con poca esperienza lavorativa."

Frank, che vive in Germania, è appena stato assunto da un'azienda tedesca ed è in prova. Lavora nel campo dell'industria e più nello specifico si occupa di impianti industriali. Un settore che, secondo lui, rischia di subire forti ripercussioni a livello finanziario. "Non appena è stato annunciato il lockdown, il mio datore di lavoro ci ha chiesto di restare a casa. Siamo entrati in modalità telelavoro, ma la direzione si è subito resa conto della necessità di una presenza minima in azienda. Dobbiamo limitare le visite con i clienti allo stretto indispensabile oppure cancellare appuntamenti dati in precedenza. Ci hanno dato anche altre consegne come ad esempio monitore i progetti a cui stiamo lavorando per evidenziare eventuali ritardi nello svolgimento degli stessi”. Aggiunge inoltre che il datore di lavoro imporrà presto una riduzione dell'orario di lavoro, misura che avrà un impatto sugli stipendi. "Sarò in grado di mantenermi per alcuni mesi, ma non per sempre, quindi la situazione mi preoccupa. Per fortuna mia moglie guadagna bene. Nel caso in cui fossi licenziato sarà un problema trovare un altro impiego. Se dovesse succedere mi impegnerò in progetti di volontariato e farò dei lavori di ristrutturazione in casa”. E' consapevole che altre famiglie stanno attraversando momenti più duri del suo.

Espatriato belga in Ghana, Philippe è più preoccupato per la sua famiglia in Belgio che per lui stesso. E' un ingegnere civile ed è obbligato ad andare in cantiere ogni giorno, anche in un questo periodo di emergenza sanitaria. "Il rischio di contrarre il virus è reale ma faccio attenzione ed applico tutte le precauzioni che mi sono imposte”. Per ridurre i rischi di contaminazione Philippe disinfetta sia la casa che l'ufficio su base giornaliera.

Articolo tradotto da COVID-19 : L'impact du confinement sur l'emploi des expatriés