Scuola e studi all'estero: ritorno ai livelli pre-pandemici

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Pubblicato 2022-11-23 alle 00:00 da Ameerah Arjanee
Il settore della formazione scolastica internazionale è stato uno dei più colpiti dalla chiusura delle frontiere nel 2020 e nel 2021. Quest'anno è finalmente in ripresa, soprattutto nelle destinazioni più gettonate tra gli studenti. In linea generale, il numero degli studenti cinesi nel mondo è diminuito. Ecco una panoramica della situazione in Canada, Giappone, Nuova Zelanda, Regno Unito... 

Alcune destinazioni hanno riaperto agli studenti internazionali solo di recente

Giappone, Nuova Zelanda e Cina hanno iniziato ad accogliere gli studenti internazionali solo negli ultimi mesi.

Il Giappone ha chiuso le porte per tutto il 2020 e il 2021. Le restrizioni sono state sollevate solo temporaneamente nel novembre del 2021, per essere ripristinate con la comparsa della variante Omicron. Il Paese ha aperto agli studenti internazionali solo questo autunno. Per entrare, gli studenti che non hanno fatto tre dosi di vaccino (due dosi più un richiamo) devono presentare il risultato negativo di un test PCR e auto-isolarsi per 3 giorni dopo l'arrivo.

Anche le frontiere della Nuova Zelanda sono state ufficialmente riaperte agli studenti internazionali solo nell'autunno di quest'anno. Le autorità hanno iniziato a elaborare i visti per studenti a metà del 2022; dal 1° agosto tutti i viaggiatori hanno accesso sul territorio. Non è necessario fornire prova di vaccinazione per entrare. La rigida chiusura delle frontiere è stata un'arma a doppio taglio: se da un lato ha fatto sì che la Nuova Zelanda registrasse uno dei tassi di mortalità da Covid più bassi al mondo, dall'altro ha diminuito di due terzi la popolazione di studenti internazionali. 

I media neozeolandesi riportano che, nel 2022, le iscrizioni degli studenti internazionali sono diminuite del 50% rispetto al 2019. Il Primo Ministro, Jacinda Ardern, confida che, grazie al piano di rilancio dell'istruzione da 51,6 milioni di dollari, il tasso di iscritti aumenterà. 

E la Cina? La situazione è più complicata. Prima del Covid, il numero di studenti internazionali cresceva ogni anno, fino a raggiungere quasi mezzo milione nel 2018. La maggior parte di loro proveniva dall'Asia, e tanti anche dalla Russia e dagli Stati Uniti. Nel marzo 2020 la Cina ha chiuso le frontiere ai viaggiatori internazionali, e alcune restrizioni sono tuttora in vigore. A partire da agosto 2022, gli studenti a lungo termine provenienti da 57 Paesi sono autorizzati ad andare o tornare in Cina. Come in Giappone, devono essere vaccinati. Gli studenti che partecipano a corsi brevi, o che provengono da determinati paesi, in particolare da alcuni Stati africani, non possono ancora entrare. A seconda del corso e dell'università, possono però frequentare le lezioni online dal loro Paese d'origine. 

Gli studenti che sono riusciti a ottenere un visto X1 stanno entrando gradualmente, in piccoli gruppi. Devono sottoporsi a una quarantena di 10 giorni al momento dell'ingresso: 7 giorni in una struttura governativa e 3 giorni nel loro studentato/appartamento. Alcune università cinesi permettono agli studenti del primo e dell'ultimo anno di iniziare le lezioni nel campus secondo il calendario normale. Altre invece hanno posticipato le date di iscrizione, o sono improvvisamente passate all'insegnamento online quando sono scoppiati casi di Covid nella loro regione. Per tutti questi motivi, l'esperienza generale degli studenti in Cina è traballante. 

Il settore dell'istruzione internazionale in Canada è in ripresa

Secondo IDP Education, le destinazioni preferite dagli studenti internazionali sono il Canada, l'Australia, il Regno Unito e gli Stati Uniti. Seguono Nuova Zelanda, Germania, Francia e Irlanda.

Secondo il monitoraggio dell'ICEF, nel 2022 le iscrizioni di studenti internazionali in Canada sono scese solo dell'1% rispetto al 2019. In realtà, il Paese si era già portato quasi in pari alla fine del 2021, quando le altre nazioni concorrenti erano ancora in grave difficoltà. Dalla fine del 2021, sono entrati in Canada circa 621.000 studenti internazionali, solo 15.000 in meno rispetto al 2019. Dal 2010 in avanti, contando anche la pandemia, il settore dell'istruzione internazionale in Canada ha subito un incremento del 173% (fonte Erudera). 

I punti di forza del Canada sono le sue opportunità lavorative e la possibilità di soggiornare sul territorio dopo la laurea. Anche la buona gestione della pandemia da parte delle autorità ha contribuito a creare un clima di fiducia tra gli studenti.

Di fronte alla grave carenza di manodopera, il Canada cerca di trattenere i suoi laureati internazionali per integrarli nel mercato del lavoro. I laureati dei programmi a lungo termine possono ottenere un permesso di lavoro post-laurea (PGWP), che dura da 1 a 3 anni; viene inoltre concessa loro una via preferenziale per ottenere altri visti di lavoro.

Da dove vengono questi studenti? In linea generale, dopo il Covid, gli studenti in arrivo dalla Cina e da altri paesi dell'est/sud-est asiatico, come la Corea del Sud e il Vietnam, sono diminuiti. Il numero di studenti indiani resta alto e si nota un incremento di giovani provenienti dall'America Latina (Messico, Bolivia, Perù, Cile) e dall'Europa, in particolare dalla Francia. A partire da ottobre 2022, l'obbligo di vaccinazione per entrare in Canada è stato abolito.

Ripresa anche per l'Australia ma il clima di incertezza resta

In un sondaggio di IDP Education, risalente all'agosto 2022, un quarto degli studenti che progettava di andare a studiare all'estero, ha dato come preferenza l'Australia. 

Al culmine della pandemia, nel 2020 e nel 2021, il numero di studenti internazionali in Australia è crollato di oltre la metà, passando da circa 580.000 a 250.000. La curva discendente si è bloccata nel dicembre 2021 con la riapertura delle frontiere. Sebbene i livelli precedenti alla pandemia non siano ancora stati recuperati, ora ci sono circa 360.000 studenti internazionali nel paese. A luglio 2022 è stato abolito l'obbligo di vaccinazione in ingresso.

Purtroppo, circa 72.000 studenti in possesso di un visto di studio non possono ancora entrare in Australia. Come riportato da The Conversation, almeno la metà sono cinesi che non possono viaggiare a causa di blocchi nella loro regione o città d'origine. Questa diminuzione degli studenti cinesi ha spinto le università australiane a diversificare i loro mercati, volgendo l'interesse a nazioni in crescita come il Nepal e il Brasile.

Da notare che non tutte le università australiane si stanno riprendendo allo stesso modo. Come riportato dal Dipartimento dell'Istruzione australiano, le Big Eight stanno recuperando molto più velocemente di altre. Si tratta delle più prestigiose, note per la loro attività di ricerca: l'Università di Melbourne, l'Australian National University, l'Università di Sydney, l'Università del Queensland, l'Università dell'Australia Occidentale, l'Università di Adelaide, l'Università Monash e l'UNSW Sydney. Gli atenei più piccoli non riescono ad attrarre altrettanti studenti internazionali e, il fatto che applichino tasse universitarie più basse, rallenta la loro ripresa.

Gli Stati Uniti perdono la corsa contro il Regno Unito

Anche USA e Regno Unito stanno vivendo cambiamenti simili a quelli dei Paesi sopra citati. Se paragonati, però, gli Stati Uniti faticano maggiormente a riprendersi. 

Il settore dell'istruzione internazionale negli USA era in declino già prima della pandemia, durante il governo Trump. Il tentativo di estromettere gli studenti provenienti dai Paesi a maggioranza musulmana, di costringere quelli che seguivano corsi online durante il lockdown a lasciare il territorio e la sospensione temporanea dei visti di lavoro più richiesti, hanno fatto si che tanti studenti se ne siano andati. Tra il 2016 e l'inizio della pandemia, le iscrizioni internazionali presso le università americane sono diminuite del 7%. Dopo lo scoppio della pandemia, il calo registrato è del 23% circa (fonte Forbes).

Le iscrizioni internazionali per l'autunno 2022 sono tornate ai livelli del 2019, ma non reggono il passo con il Canada o il Regno Unito. Stando a quanto riporta ICEF Monitor, da maggio ad agosto 2022, il rilascio di visti F-1 è aumentato del 10% rispetto al 2019. Dato incoraggiante, ma non abbastanza per rimettere gli Stati Uniti in pista. Un sondaggio condotto da IDP Education lo scorso agosto mostra che gli USA sono ora la quarta scelta degli studenti intervistati, posizionandosi dopo il Regno Unito.

La perdita che ha inciso di più è quella degli studenti cinesi. Da gennaio a maggio 2022, il numero di visti F-1 rilasciati a studenti cinesi si è dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2019. Secondo quanto afferma Karin Fischer nel Chronicle of Higher Education, oltre alle politiche dell'era Trump, anche il clima di xenofobia anti-asiatica durante la pandemia ha contribuito al calo. Come rileva il monitoraggio dell'ICEF, in questo momento gli studenti cinesi preferiscono il Regno Unito agli Stati Uniti. Nonostante il numero complessivo di cinesi che studiano all'estero sia diminuito, nel Regno Unito è sorprendentemente aumentato del 12% (2022).

Il Regno Unito presenta altri vantaggi rispetto agli Stati Uniti: nessun obbligo di vaccinazione e maggior varietà di visti per studenti. Nel 2021, infatti, il Regno Unito ha reintrodotto il visto Graduate route, che era stato sospeso nel 2012. Permette a laureati e laureandi di lavorare nel Paese per 2 anni, mentre ai dottorandi concede 3 anni. Questo visto di lavoro può essere ottenuto anche se il neolaureato non ha ancora un'offerta di lavoro. 

Anche la composizione degli studenti internazionali nel Regno Unito sta cambiando. Sebbene i cinesi restino parte integrante del gruppo, le domande da parte dei nigeriani sono aumentate in modo significativo. Nel 2022, i visti concessi agli studenti nigeriani sono quasi raddoppiati.