Paesi nel mondo che restringono l'accesso ai social media

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Pubblicato 2021-02-24 alle 13:25 da Veedushi
La settimana scorsa Facebook aveva bloccato la condivisione di notizie a tutti gli utenti in Australia dopo che il governo australiano aveva deciso di obbligare le piattaforme digitali a pagare per la diffusione dei contenuti giornalistici messi in rete. Il blocco è durato pochi giorni perchè è stato raggiunto un accordo tra le due parti. Sebbene i social network siano ampiamente utilizzati in tutto il mondo, molti paesi ne limitano o vietano l'utilizzo. Perchè lo fanno?

Cosa ha implicato la decisione di Facebook?

La settimana scorsa gli utenti di Facebook in Australia non hanno potuto visualizzare notizie giornalistiche sulla loro bacheca. Il blocco non ha colpito solo gli australiani ma anche gli espatriati che vivono nel paese, come Patrick, un mauriziano che vive lì da dieci anni. “Solitamente mi tengo aggiornato ascoltando la radio o guardando il telegiornale ma Facebook è più accessibile, soprattutto quando ho una giornata fitta di appuntamenti. Ho l'abitudine di aprire Facebook in pausa pranzo o mentre sono in autobus". Emma, ​​una espatriata britannica in Australia, ci fa sapere: “Facebook mi aiuta a seguire l'attualità internazionale, tengo sempre sott'occhio quello che postano mia sorella o i miei amici in Inghilterra. Per qualche giorno, a causa del blocco, sono stata costretta a cercare le notizie da sola e il precesso ha richiesto parecchio tempo".

Blocco dell'accesso a internet in Myanmar

Ne abbiamo recentemente parlato nell'articolo Espatriati tra le proteste in Asia.  Il 31 gennaio, a seguito di un colpo di stato, l'accesso alla rete è stato bloccato per impedire ai cittadini, espatriati compresi, di esprimere sulla rete il loro scontento per la situazione politica del paese. Non è il primo tentativo del Myanmar di bloccare i social media; era già  successo nel 2007 e nel 2019. Alcuni provider hanno bloccato principalmente Facebook mentre altri hanno vietato l'accesso anche a Messenger, Whatsapp e Instagram. La connessione internet è stata ripristinata ma 
con un coprifuoco. Gli utenti possono accedere ai social media solo in momenti specifici della giornata, vedendo così leso il loro diritto all'informazione e alla comunicazione. Da notare che in Myanmar quasi il 50% della popolazione ha un account su Facebook.

Blocchi dei social media: uno strumento di repressione in Asia

Il blocco della rete viene usato come strumento di repressione in molti paesi asiatici, inclusa l'India dove a fine gennaio intere zone vicino a Nuova Delhi non hanno potuto connettersi a causa di una protesta in corso. Ma questo non è il primo tentativo dell'India di impedire l'accesso all'informazione. Da gennaio 2012 a marzo 2020 sono state segnalate un totale di 385 interruzioni del servizio. In un sondaggio del 2020 condotto da Reporters Without Borders sulla libertà di stampa, l'India si è classifica 142esima su 180 paesi nel mondo. 

In diverse occasioni, anche la Thailandia ha ordinato il blocco di internet. Il più recente risale al 2020 quando i social media, inclusi Facebook, Twitter e Telegram, hanno subito una chiusura temporanea a seguito di un'ondata di proteste. In quell'occasione Google è stato costretto a bloccare i contenuti postati contro la monarchia thailandese. Più di recente, un certo numero di utenti è stato multato per aver condiviso sui social informazioni sulla crisi del COVID-19 e per aver condannato le azioni intraprese dal Governo. Secondo DataReportal, la copertura internet si espande sui tre quarti del territorio thailandese e ciò ha facilitato lo scambio delle comunicazione tra i gruppi che si adoperano a favore della democrazia.

La censura della Cina

Se ti trasferisci in Cina, preparati a dire addio a Facebook, Twitter, YouTube, Google e WhatsApp. Puoi scaricare le loro versioni cinesi come WeChat, che sostituisce WhatsApp; Weibo, è simile a Twitter; e Douyin, segue le orme del famosissimo TikTok. La Cina ha vietato Facebook nel 2009 dopo che un gruppo di attivisti lo ha utilizzato per condividere informazioni contro il Presidente.

Altri Paesi che hanno bloccato i social media

Oltre alla Cina, anche la Corea del Nord, il Turkmenistan e l'Iran hanno bloccato l'accesso ai social media nell'ultimo anno. Inoltre, secondo uno studio di SurfShark, negli ultimi 5 anni una sessantina di paesi ha negato l'accesso alla rete come strumento di repressione. Il 23 gennaio 2021, ad esempio, la Russia ha ordinato il blocco dei social media in seguito alle proteste contro il Cremlino. Nello stesso mese l'Uganda ha vietato l'uso dei social media alla soglia delle elezioni. Cuba e Azerbaigian hanno adottato misure simili a causa di conflitti civili e proteste nel 2020.