Sara a Dakar: "Esperienza autentica e indimenticabile"

Interviste agli espatriati
Pubblicato 2021-07-23 alle 10:00 da Francesca
Sara ama viaggiare e scoprire nuove culture. Da qualche mese vive a Dakar con Djibril, il suo fidanzato senegalese conosciuto a Shanghai. In questo momento è impegnata come volontaria presso un'organizzazione no-profit che si occupa del reinserimento dei bambini di strada nella vita scolastica e lavorativa. 

 

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Ciao a tutti Expats! Sono Sara, ho 23 anni e mi trovo attualmente a Dakar. Negli ultimi anni ho viaggiato parecchio e vissuto in totale circa un anno in Cina, prima a Chansgha, dove insegnavo l'inglese in una scuola e poi a Shanghai, dove ho inziato l'università che ormai da un anno e mezzo sto frequentando online. Com'è successo a tanti altri studenti, il coronavirus mi ha impedito di proseguire il mio percorso all'estero e mi ha bloccata in Italia, paese a cui, sebbene avessi attorno la mia splendida famiglia e i miei amici, non mi sono mai sentita di appartenere. Dopo mesi di attesa e frustrazione ho deciso di riprendere in mano la mia vita e tornare a viaggiare, ed eccomi qui, Dakar, here we are!

Raccontaci il tuo percorso di espatrio

Ci sono due motivi fondamentali per cui mi trovo in Senegal: la mia voglia irrefrenabile di scoprire e conoscere nuove realtà e il mio fidanzato senegalese. Ho conosciuto Djibril a Shanghai e, dopo mesi di messaggi e videochiamate nostalgiche, abbiamo deciso di ritrovarci. Ho iniziato a pianificare questo viaggio partendo dal conoscere le restrizioni legate al COVID: ingresso non consentito al turismo, tampone molecolare entro i 5 giorni precedenti alla partenza, autorizzazione dell'Ambasciata senegalese in Italia. Il fratello di Djibril lavora in un'organizzazione no-profit e mi ha fornito un invito di “lavoro” (volontariato) che mi ha permesso di ricevere un'autorizzazione di soggiorno di 3 mesi. Non sono mancati gli intoppi ma il 26 maggio sono finalmente atterrata a Dakar.

Qual è stata la tua esperienza legata al viaggio in Senegal in questo periodo di pandemia?

Sicuramente il periodo di pandemia rende gli spostamenti più complicati. Più restrizioni, più requisiti, specialmente quando si tratta di viaggi intercontinentali. Nonostante questo, però, trovo che viaggiare “ne valga sempre la pena” (NB: quando si tratta di burocrazia e regolamenti io sono pigrissima).

Per quanto riguarda la mia situazione attuale, il Covid sembra essere un vecchio ricordo: raramente vedo qualcuno indossare la mascherina, anche negli spazi chiusi (negozi, uffici, autobus...), tutto è aperto, ci sono eventi in continuazione e sembra non esistere la preoccupazione degli assembramenti. Il caldo, il sovraffollamento della città e la scarsa incidenza della pandemia sulla popolazione senegalese sono di certo fattori che influenzano questa non curanza.

Ci parli della prima sensazione che hai provato appena arrivata a Dakar?

L'arrivo a Dakar è stato un tripudio di emozioni contrastanti ma bellissime: l'entusiasmo di tornare a viaggiare e allo stesso tempo la paura di entrare a far parte di una realtà a me totalmente nuova, la felicità di riabbracciare Djibril ma la consapevolezza di aver lasciato la mia comfort zone in Italia.

Sin dai primi passi fatti in aeroporto, sono stata travolta da una realtà molto diversa da quella che avevo lasciato in Italia: quasi nessun membro dello staff aereoportuale indossava la mascherina e l'atmosfera era molto più rilassata rispetto a quella di Malpensa. L'aeroporto era praticamente vuoto e in poco più di 20 minuti avevo già raccolto i miei bagagli e abbracciato Djibril.

Di cosa ti occupi?

In questo momento, lavoro come volontaria ad Empire des Enfants. Empire des Enfants è un'organizzazione no profit che si occupa di reinserire i bambini di strada nella vita scolastica e lavorativa, offrendo loro un alloggio, cibo e vestiti ma anche lezioni di Corano, francese e varie attività ricreative o sportive. Ad Empire, ho istituito un nuovo corso di lingua inglese, che i bambini frequentano ogni mercoledì e venerdì.

Come si svolge la tua giornata lavorativa?

Il mercoledì e il venerdì parto di casa alle 9 per andare a prendere “l'autobus” (qui a Dakar gli autobus con fermate predefinite e orari stabiliti sono sostituiti dai “car rapide”, dei pulmini sovraffollati e molto economici che fanno delle tratte in cui puoi scendere quando preferisci, talvolta anche mentre il mezzo è in movimento). La mia giornata lavorativa comincia alle 10, quando arrivo ad Empire e supporto gli altri educatori nelle attività che stanno svolgendo. Alle 11 c'è un quarto d'ora di pausa, dopodiché inizia la mia lezione di inglese, che solitamente dura circa un'ora. I bambini non hanno mai studiato l'inglese, e, data la mia incapacità di parlare il francese (lingua ufficiale) e il wolof (lingua locale) cerco di farmi capire attraverso l'uso dei gesti, le immagini e i giochi. Sono tre settimane che faccio lezione con loro e sono molto soddisfatta: tra me e i bimbi si è creato un bel rapporto e durante le lezioni c'è sempre molto entusiasmo e partecipazione.

Come ti sei mossa per trovare casa e quali sono i quartieri più sicuri dove vivere?

Djibril è stato fondamentale per trovare l'appartamento. Facendo ricerche online è molto difficile trovare un alloggio a Dakar: molti affittuari qui non hanno dimestichezza con la tecnologia e le poche case che si trovano su internet propongono dei prezzi esorbitanti e disonesti. Consiglio a chiunque volesse venire a Dakar per un lungo periodo di fare affidamento su una persona locale, che conosca il Wolof e che abbia contatti, perché qui funziona tutto tramite conoscenze. L'appartamento che abbiamo trovato è di proprietà di un suo conoscente e si trova a West Foire, un quartiere popolare ma allo stesso tempo sicuro. La maggior parte degli expats vive in quartieri più costosi e occidentalizzati come Almadies, Virage, Ngor, Fann Residence, Mamelle, che si trovano tutti sulla costa e in cui spesso le ville e i palazzi sono sorvegliati da un guardiano. Generalmente, la mia impressione è stata quella di trovarmi in una città sicura, se dovessi sconsigliare dei quartieri sarebbero Pikine e Guediawaye.

A livello di stile di vita e usi/costumi, quali sono le differenze macroscopiche che hai riscontrato tra il Senegal e l'Italia?

Il Senegal e l'Italia sono paesi appartenenti a mondi completamente diversi, in tutto e per tutto. Il Senegal è conosciuto come il paese della Teranga (ospitalità) ed effettivamente, è proprio la concretizzazione del “mi casa es tu casa”: la vita è estremamente comunitaria e senza il bisogno di un invito o di pianificare, ovunque tu vada sarai accolto come un membro della famiglia e ti verrà offerto del cibo, indipendentemente dall'orario.

Gli orari sono un altro argomento interessante, visto che qui non sono scanditi in nessun modo. Si mangia a qualunque ora, i negozi chiudono molto tardi, la puntualità è un concetto sconosciuto ai più. Tutto ciò è sicuramente influenzato da un sistema che non funziona: c'è traffico a qualsiasi ora del giorno e della notte e per fare pochi chilometri ci si può mettere anche più di un'ora; non c'è digitalizzazione, negli uffici scrivono ancora tutto su cartaceo; le strade e le infrastrutture sono mal programmate e inefficienti e tutto ciò comporta un rallentamento generale della quotidianità e dello sviluppo.

La religione è di certo un altro elemento di diversità fondamentale: la maggior parte della popolazione è musulmana e praticante, prega 5 volte al giorno ed è molto devota ai valori religiosi. Se da una parte questo costituisce un fattore positivo per la crescita culturale ed etica della popolazione e un deterrente per la criminalità, dall'altra è creatrice di molti pregiudizi e limiti mentali: c'è un forte giudizio nei confronti di chi fuma o beve alcol, in particolare se a farlo è una donna e le persone non parlano mai liberamente e in modo trasparente di quello che provano o pensano, ma sempre con un filtro dettato da un codice di comportamento che prevede di farsi andare sempre bene tutto, rispettare gli anziani a prescindere e non mostrarsi vulnerabili.

Tengo a precisare che tutto ciò è semplicemente un personale punto di vista, dettato dallo sguardo di una persona esterna a questa realtà, in cui, c'è da dire, la gente del posto si trova benissimo.

Immagino che ci siano degli aspetti della vita a Dakar (positivi e negativi) che hai scoperto solo vivendoci. Quali sono?

L'aspetto più sorprendente è stato il costo della vita. Considerato che la media di uno stipendio in Senegal si aggira intorno ai 150€, mi aspettavo che i prezzi fossero proporzionati. Quasi tutto, invece, ha un costo esorbitante: i supermercati, i locali, il carburante, la connessione internet, l'elettricità e gli affitti talvolta hanno prezzi più alti che in Italia. I trasporti sono una delle poche cose economiche. Penso sia veramente difficile immaginarsi un posto in cui non si è mai stati nel modo corretto, ed è per questo che, nonostante le mie mille ricerche e le domande poste a Djibril pre-partenza, mi sono sempre imposta di non avere grandi aspettative.

Non sono venuta a Dakar per fare una vacanza, ma per vivere un'esperienza vera ed indimenticabile e penso proprio che non mi scorderò facilmente di questa avventura. È una realtà difficile da accettare e digerire, specialmente vista l'impossibilità di cambiarla, ma rappresenta l'autenticità che stavo cercando, nel bene e nel male.

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