Espatriati tra le proteste in Asia

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Pubblicato 2021-02-09 alle 13:35 da Veedushi
India e Myanmar hanno adottato misure drastiche a seguito delle proteste delle ultime settimane. Gli espatriati stanno facendo i conti con il blocco dei servizi internet, interruzioni del sistema idrico e posti di blocco dell'esercito sulle strade.    

La situazione in India e in Myanmar

Lo scorso fine settimana, le forze armate sono state dispiegate in varie zone dell'India per sedare la protesta dei contadini contro le riforme agricole. La rivolta ha visto il suo culmine il 26 gennaio scorso durante le celebrazioni per la Festa della Repubblica quando gli agricoltori, a bordo dei loro trattori, hanno portato scompiglio durante la parata militare. Centinaia di poliziotti sono stati feriti. Il governo indiano invoca cautela. A Nuova Delhi, dieci stazioni della metropolitana sono state chiuse e sono stati allestiti posti di blocco agli incroci principali.

Lo scorso novembre gli agricoltori hanno chiesto a gran voce l'annullamento delle riforme volte a liberalizzare il mercato agricolo, minacciando di proseguire l'azione di rivolta se il governo non revocherà le nuove leggi. Come conseguenza della protesta i vertici governativi hanno bloccato l'accesso ad internet, ai social network e sospeso l'erogazione dell'acqua.

Il governo indiano afferma che queste misure hanno lo scopo di "mantenere la sicurezza pubblica". Queste drastiche risoluzioni hanno avuto una risonanza a livello mondiale, suscitando la reazione di personaggi pubblici come la cantante Rihanna, l'attivista svedese Greta Thunberg, la nipote del vicepresidente americano Kamala Harris, di origine indiana, e Jim Costa, membro democratico della Commissione per gli Affari Esteri del Congresso americano. Il ministero indiano per l'informazione tecnologica ha ordinato a Twitter di bloccare tutti i contenuti con l'hashtag "#ModiPlanningFarmerGenocide", pubblicati sulla piattaforma. Sebbene gli account siano stati successivamente sbloccati, la presa di posizione delle autorità potrebbe suonare come un tentativo di ostacolare la libertà di espressione. 

Nelle ultime settimane, l'India non è stato l'unico Paese a bloccare l'accesso ad Internet minando il diritto all'informazione. Il colpo di stato in Myanmar ha portato al blocco di Facebook, Twitter e Instagram. Oggi Facebook è la principale fonte di informazione e comunicazione nel Paese, soprattutto per gli espatriati. Alcuni cittadini birmani si sono serviti del social network per fomentare la protesta, portandone quindi al blocco. Dopo che hanno cominciato a postare anche su Twitter e Instagram, sono stati bloccati anche questi.

Lo scorso novembre, il partito della Lega nazionale per la democrazia (NLD), guidato da Aung San Suu Kyi, vince le elezioni a discapito del Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell'Unione (USDP), sostenuto dalle forze armate. I militari contestano il risultato delle elezioni, accusando la NLD di brogli. Il 1 febbraio, l'esercito arresta i rappresentanti del partito di maggioranza, tra cui il capo del governo Aung San Suu Kyi, ed assume il potere con un colpo di stato. 

Le ripercussioni sugli espatriati

La situazione è piuttosto delicata a Yangon, la capitale economica del Myanmar dove vive la maggior parte degli espatriati. A causa del blocco delle telecomunicazioni, molti di loro non hanno potuto mettersi in contatto con la famiglia e restare aggiornati sull'andamento della situazione. Si è creato presto il panico. Abbiamo raggiunto Jennifer, un'americana che abita a Yangon che ci fa sapere che, non appena la connessione internet è stata ristabilita, ha scritto sui social per dare e ricevere informazioni. “Per fare chiamate internazionali" - ci dice - "usate Ooredoo ma assicuratevi di ricaricare l'account perché il servizio è costoso ”.

Kelly consiglia di usare Skype per parlare con l'estero. “In caso i social network fossero bloccati di nuovo, Skype è l'unica cosa che funziona. Mio padre, che è negli Stati Uniti, ha provato a contattarmi, e siamo riusciti a sentirci solo grazie a questa piattaforma". Altri ammettono di utilizzare una VPN per aggirare il blocco. "Speriamo che non blocchino completamente l'accesso alla rete".

I cittadini birmani sfruttano l'aiuto dei social network per lanciare agli espatriati degli appelli ad unirsi alla rivolta, ma questi ultimi ci fanno sapere che preferiscono tenere un profilo basso. “Quando abbiamo fatto domanda di visto, abbiamo giurato di non partecipare ad azioni politiche. Se partecipassimo alle manifestazioni, potremo correre il rischio di essere arrestati o deportati", fa sapere Jordan. 

Un altro espatriato aggiunge: “Nel 2007, Kenji Nagai, fotoreporter giapponese, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco, in pieno giorno, durante le manifestazioni anti-governative della Rivoluzione Zafferano. Questo a dimostrazione che le forze armate non guardano in faccia a nessuno. Noi stranieri dobbiamo fare attenzione. Possiamo stare qui solo a patto di non immischiarci nelle loro questioni".

Mentre la situazione continua a peggiorare, l'aeroporto internazionale di Yangon e la maggior parte delle banche restano chiuse fino a nuovo ordine.