Testimonianza di Riccardo dall'Etiopia

Interviste agli espatriati
  • Panorama di Mekelle
Pubblicato 2017-12-07 alle 12:05 da Francesca
Riccardo è originario di Roma. Lavora nell'ambito socio-sanitario dal 2005. Per una decina d'anni si è occupato d'immigrazione per un'associazione di promozione sociale della capitale. Nel 2015 si è trasferito con la famiglia a Mekellè, in Etiopia, per prestare servizio in una ONG locale.

Parlaci di te: chi sei e da dove vieni?

Mi chiamo Riccardo, ho 58 anni e sono  di Roma; lavoro dal 2005 nell'ambito socio-sanitario, dapprima con un'associazione di promozione sociale di Roma che si occupa d'Immigrazione (dal 2005 al 2015); da luglio 2015 con una NGO locale (etiope), le cui radici sono italiane. Precedentemente ho lavorato per 19 anni in una ditta romana nel settore delle forniture per la ristorazione.


Dove vivi in questo momento?

Mekellè, nel Tigray, in Etiopia.

Strada che collega l'aeroporto locale a Mekellè


Ti sei trasferito solo o in famiglia?

Con mia moglie (etiope) ed i miei figli cittadini italiani; la prima di 8 anni, il secondo di 5 anni la terza di 2 anni e mezzo.


Che strumenti hai usato per reperire informazioni sulla destinazione prima di trasferirti?

Mi sono trasferito la prima volta nel 2007 con la prima associazione per gestire un progetto triennale che si occupava della riabilitazione di bambini malnutriti e malati di HIV in collaborazione con le autorità sanitarie locali.
Provenendo da un momento tragico della mia vita, accettai la proposta di trasferirmi per motivi di lavoro. Prima di partire non mi sono informato, ho solo preso le precauzioni del caso (vaccinazioni).
Sono rimasto dal 2007 al 2010.
Nel 2008 mi sono sposato in Addis Abeba e nel 2009 la mia prima figlia è nata in Mekellè.
Nel 2010 a dicembre sono tornato in Italia a fine progetto.


Appena sbarcato, qual è stata la prima sensazione che hai provato? 

Un'aria fina ed un vento leggero, un sole particolarmente lucente, ma che non disturbava.
L'accoglienza ed il sorriso delle persone, la curiosità e la gioia dei bambini.
Queste emozioni mi hanno attratto e tranquillizzato.


Quanto tempo ti ci è voluto per ambientarti?

Nel 2007, non molto, ero concentrato sul progetto che doveva partire; sono stato facilitato in questo grazie all'ospitalità ricevuta da un ospedale privato gestito da italiani sito vicino l'aeroporto di Mekellè. Sono rimasto con loro un mese e mezzo e vivevo nella guesthouse.
In quel periodo ho incontrato subito diversi italiani medici e antropologi presenti a Mekellè prima di me con i quali ho stretto amicizia.
Nel luglio 2015 già sapevo dove sarei tornato.

Mercato tradizionale

Che lavoro fai?

Sono il coordinatore di una struttura che accoglie due progetti: il primo si occupa dell'assistenza e la cura di pazienti cardiopatici, bambini ed adulti; il secondo vede l'accoglienza diurna di una ventina di orfani che vivono in situazioni disagiate e di estrema povertà, il tutto in collaborazione con il Social Affaire di Mekellè e Quihà.
I pazienti sono principalmente seguiti da uno staff di medici ed infermieri che periodicamente vengono in Quihà dove si trova la struttura.
Gli orfani sono seguiti e sostenuti per l'educazione, la scuola, la salute, l'alimentazione ed il vestiario.


Come hai fatto a trovare questo lavoro?

Parlo ora dell'attuale lavoro: nel 2007, mentre lavoravo al primo progetto sopracitato, conobbi per caso il mio attuale datore di lavoro che era “il capo” di mia moglie (infermiera).
Nella primavera del 2015 io e mia moglie ci trovavamo ancora in Italia; la mia precedente associazione (come gran parte delle associazioni del terzo settore a Roma), entrò in crisi. Da tempo il mio attuale datore di lavoro mi aveva proposto di lavorare in Etiopia. Così abbiamo scelto di trasferirci di nuovo a Mekellè per lavorare e per vivere (luglio 2015).


Quali sono le prime cose che un espatriato deve fare per vivere e lavorare li? 

Iscriversi presso l'anagrafe in Ambasciata italiana, diventare cittadino AIRE in caso di lunghe permanenze come la mia; anche per brevi permanenze 3/6 mesi è consigliabile informare l'Ambasciata della propria presenza sul territorio etiope; inoltre, per le lunghe permanenze, (purtroppo molto scomodo) è necessario avere un documento di residenza che nel mio caso è solo annuale quindi deve essere rinnovato ogni anno ad Addis Abeba; inoltre, se si viene assunti per lavoro localmente, cioè da un'azienda od organizzazione etiope, bisogna assolvere le procedure per ottenere il permesso di lavoro.


Di che tipo di visto sei in possesso?

Ho il documento di residenza da rinnovare ogni anno, l'ho ottenuto in quanto coniugato con una cittadina etiope.

Una via non lontana dal centro


Quanto ti costa vivere li?

Circa 1.000 euro mensili, ma i prezzi sono in continuo aumento; tradotto in moneta locale circa 30.000 birr. Sul bilancio, incidono molto le scuole e noi abbiamo tre figli. Purtroppo qui l'igiene non viene curata come da noi; abbiamo quindi deciso di iscrivere i nostri figli ad una scuola privata anche per motivi legati all'igiene.

Com'è una tua giornata tipo? 

Mi alzo alle 6:00. Alle 6:40 accompagno con il nostro minibus gli orfani da Mekellè a Quihà dove ci sono le scuole e la nostra struttura di accoglienza.
Alle 8:00 accompagno i miei figli a scuola in Mekellè insieme a mia moglie, poi  mi reco di nuovo in Quihà (distanza 10 km) fino all'ora di pranzo.
Ritorno in ufficio nel pomeriggio fino alle 17:30 per riaccompagnare gli orfani presso le famiglie affidatarie.
Il sabato e la domenica sono a casa ma resto disponibile in caso di emergenza per i pazienti cardiopatici.


Come si può trascorrere il tempo libero a Mekellè?

Essenzialmente in amicizia, Mekellè è una citta che mi piace, ma c'è poco da vedere e da fare; un solo museo ed una nuova area congressi.
La città, che tuttavia cresce rapidamente (urbanistica, negozi, costruzione nuove abitazioni e demolizione delle vecchie, alberghi) si può attraversare in meno di 15 minuti.
Mekellè è in evoluzione, ma a mio avviso, non ci sono attualmente politiche rivolte all'intrattenimento dei bambini e dei giovani. Si possono trovare ristoranti dove mangiare bene il cibo tradizionale e la pizza; consigliabile bere solo acqua minerale.
Ci sono 2 piscine in due noti alberghi (una all'aperto ed una al chiuso).
Interessante è allontanarsi da Mekellè per visitare le chiese rupestri, la zona delle montagne di Gheralta vicino Hawsien (ho inviato una recensione a Tripadvisor su un agriturismo gestito da un italiano) Adigrat, Axum.
Quello che colpisce durante gli spostamenti è la grande estensione di tutti i luoghi, una natura brulla ma non per questo morta, la particolarità di alcune chiome degli alberi, le giornate soleggiate per circa 9 mesi l'anno. C'è una sola strada che collega Addis Abeba a Mekellè e che prosegue da Mekellè fino ad Axum ed oltre. Dopo Mekellè c'è un'altra strada che può portare ad Axum senza passare per Adigrat.


Come sono considerati gli espatriati dalla popolazione locale?

I “farangì”, così ci chiamano, vengono trattati bene secondo la mia esperienza; come dicevo la gente di Mekellè è sorridente, gentile e accogliente verso lo straniero.
Faccio un esempio: mi è capitato più volte, nel fare la fila per pagare le bollette della luce o dell'acqua, con una presenza numerosissima di persone in attesa per pagare, di essere invitato a non rispettare la fila e pagare prima di tutti i presenti, ed i presenti sorridevano.

Università di Mekellè


Cosa ne pensi del livello di sicurezza personale nella zona dove vivi?

Finora dove vivo è tranquillo, anche se i ladri sono venuti a farci visita di notte in casa; per fortuna hanno solo rubato e noi non ce ne siamo accorti.
Mia moglie è etiope ed è vissuta molto in Mekellè, lei non mi ha mai riferito notizie preoccupanti pur ascoltando il telegiornale. Non mi è mai capitato di avere notizie di disordini o di gravi accadimenti come da noi.
Qui convivono serenamente Cristiani, Ortodossi e Musulmani. Mai sentito finora un problema di ordine pubblico o di tafferugli per problemi religiosi.
Sono però a conoscenza di nuovi problemi (da un anno circa) di ordine socio-politico che sono avvenuti e avvengono nella zona dell'Oromia intorno ad Addis Abeba. Ci sono stati disordini, scontri tra la polizia e dimostranti con diversi morti.
L'Ambasciata Italiana in questo è presente e mi informa puntualmente tramite mail sugli accadimenti e sulle zone da evitare in caso di spostamenti.  Il Tigray, a nord dell'Etiopia, finora è tranquillo.


Quanto è importante conoscere la lingua locale per vivere e lavorare lì?

Direi determinante se ci vuoi vivere, ma io oltre l'italiano parlo l'inglese abbastanza per comunicare e farmi capire per lavoro.
Riguardo il tigrigno (lingua locale) conosco solo i convenevoli. E' una mia pigrizia il non voler imparare la lingua, comunque complicata. Invece mia moglie è vissuta con me in Italia 3 anni e comprende e parla benino l'italiano.


Assistenza sanitaria: gli espatriati devono stipulare un'assicurazione medica privata?

Non sono informato, quando ho qualche problema un po' mi aiuta il mio capo che è medico o con mia moglie che è infermiera ci rechiamo presso cliniche private (qui sono meglio degli ospedali per quello che penso).

 

Quali sono le caratteristiche climatiche della zona dove vivi?

Per circa 9 mesi l'anno le giornate sono belle e soleggiate, caldo secco, presenza di vento, temperature tra i 22 – 26 gradi di giorno. Non grosse escursioni termiche, ma a volte la mattina presto o la sera basta indossare un golf leggero.
Da metà giugno a metà settembre c'è il periodo delle piogge. Piove sovente tutti i giorni ma esce il sole anche per un po'. Non ricordo giornate, come il mese di novembre da noi in Italia, che possono essere grigie anche per più giorni.
Qui in Mekellè dove l'altitudine è tra i 2000/2500 metri, non c'è malaria, ne febbre gialla, ne colera. 


Credi che l'espatrio ti abbia cambiato? Sotto che punti di vista?

Vivere qui non è una scelta semplice, soprattutto se hai famiglia.
Noi abbiamo scelto di ritornare qui un po' ragionando ed un po' essendo costretti da varie circostanze legate sia al lavoro che a problemi di organizzazione familiare.
Forse sono stato aiutato a cambiare nei ritmi di vita che qui sono più a misura d'uomo rispetto a Roma. La giornata la viviamo con più relax nei diversi momenti (questo non è poco).
Quello che ancora non accetto pur adattandomi, è la carenza idrica, e la mancanza dell'energia elettrica per lunghe ore che ha condizionato non poco le mie abitudini; insomma come dimenticare tanti anni vissuti nella semplice ma vera comodità?
Dentro di me, se potessi, ritornerei a Roma; ma insieme a mia moglie stiamo cercando ogni via per trovare il positivo qui e per pensare al futuro dei nostri figli.

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