Antonella a Berlino: "Se ti dai da fare, i risultati arrivano sempre!"

Interviste agli espatriati
  • Antonella in Germania
Pubblicato 2016-06-02 alle 00:00 da Expat.com team
Antonella è una graphic designer originaria della Basilicata. Amante dell'arte, ha vissuto e lavorato in diversi Paesi esteri. Da tre anni abita a Berlino.

Salve Antonella, grazie per averci concesso quest' intervista. Ci racconti un po' di te?

Ciao (forse un po' troppo semplice come saluto, ma confido nel web come strumento di abbattimento dei vecchi limiti sociali e culturali, con moderazione ovviamente). Una domanda che chiede di me e di cosa ho fatto, mi ha sempre messa in imbarazzo e tira fuori la mia insicurezza. Sono una persona di compagnia, la gente si diverte con me, mi piace conoscere persone, sapere cosa fanno, organizzare cose, adoro l'arte e la danza classica che ho abbandonato quando ero adolescente. Una cosa che mi è costata molto. Infatti vorrei che da questa intervista trapelasse un messaggio legato alla forza che sostiene i nostri progetti di vita. Ho vissuto in molti paesi anche se non abbastanza numerosi per decidere di fermarmi, ma ogni volta che ho affrontato un cambiamento è partito tutto da una forza interiore.

Dove risiedi attualmente?

Vivo in Germania da dicembre, a Berlino.
Molti dicono che qui io sia in uno stato diverso da quello tedesco, poiché Berlino ospita una moltitudine culturale interessante ed è nata dall'agglomerazione di tantissimi piccoli paesini.
Basta girare la città per rendersi conto di come ogni quartiere sia diverso, proprio come se si passasse da un città all'altra!
Mi sono trasferita qui dopo quasi tre anni di vita in Bulgaria, a Sofia.

Non si tratta della tua prima esperienza d'espatrio, in quali altri Paesi hai vissuto?

Sono fuori di casa da quando avevo 19 anni.
Ho sempre seguito percorsi alternativi per vivere la vita ed affrontare le cose. Dunque dopo le scuole superiori, invece di continuare gli studi presso l'Università, decisi di andare a Parigi e imparare la lingua benissimo per passare un test d'ammissione in una famosa accademia di belle arti.
Ho iniziato così a seguire il mio istinto, a cercare qualcosa dalla vita che non vedevo in quello che mi veniva consigliato di fare o che facevano gli altri. Dopo Parigi, Londra, Egitto, Turchia, Monte Carlo, Toronto, Sofia, ora Berlino, nel mezzo ho vissuto anche a Milano e Torino. Premetto che sono originaria della Basilicata e che ogni spostamento ha richiesto che mi trovassi un lavoro per mantenermi e ricominciassi tutto da capo (amicizie, integrazione, casa e lingua). Nel frattempo mi sono anche laureata e ho cambiato due università.


Cosa ti hanno lasciato di positivo queste esperienze?

Prima cosa credo di essere fra quelle poche persone al mondo che hanno avuto una vita simile.
Normalmente la gente sceglie di spostarsi per questioni di sopravvivenza o di carriera universitaria, lavorativa, nel mio caso ho iniziato sin da piccola ad avere curiosità verso il mondo.
I primi anni erano quelli in cui l'Europa era solo geografica, ogni paese aveva la sua moneta, documenti per l'ingresso e dunque per muovermi dovevo fare tante ricerche.
Da giovanissima lavorare "au pair" mi ha aiutato molto a maturare ed anche a praticare la lingua del posto. A quei tempi era diverso viaggiare. Ci si muoveva con poche centinaia di lire e si cercava fortuna sul posto.
Sembra che stia parlando di un centinaio di anni fa, in realtà accadeva ancora una quindicina di anni or sono. È giusto che le cose cambino, che la vita ogni giorno ci riservi sorprese e se si vuol viaggiare è giusto informarsi per affrontare i cambiamenti.
Un tempo bisognava fare mille ricerche per prepararsi ad un viaggio e specialmente per cambiare paese, lingua, lavoro, vita. Oggi siamo fortunati perché tutti disponiamo di internet e comodamente e gratuitamente possiamo trovare tutto quello di cui sia ha bisogno per trasferirsi all'estero. Pertanto l'ignoranza e l'impreparazione le tollero davvero poco.

Falsi miti da sfatare dei Paesi in cui hai vissuto...

Per primo vorrei e ci tengo molto a porre come esempio Sofia, la Bulgaria.
Quando partii il mio entourage era molto scettico riguardo la mia scelta e molti in modo velato lo hanno considerato una specie di mio fallimento. (Dopo Monte Carlo e altre grosse e ambite mete, la Bulgaria suonava come la perdita totale di coscienza!). Invece Sofia è una terra da coltivare a "pochi passi da casa": MA (e lo dico con lettere maiuscole perché il messaggio sia chiaro!) LA BULGARIA NON SIGNIFICA ANDARE A FARSI RICCHI SENZA INVESTIRE UN SOLDO E CON DISONESTÀ!
Purtroppo molti italiani hanno questa idea dei paesi dell'est europeo.
Tornando alla domanda, con l'esempio precedente ho voluto suggerire di scegliere mete all'estero con logica e apertura mentale, dando ai pregiudizi la loro galera.
Oggi come oggi siamo tornati ad emigrare per bisogno e i tempi dei viaggi per cambiare ed esplorare il mondo hanno cambiato slogan. Pertanto obbligo chi esprime il desiderio e necessità di spostarsi, di INFORMARSI, di PREPARARSI, di ORGANIZZARSI.
Bisogna farsi un piano, studiare una strategia, prendere tempo e cercare lavoro prima di arrivare a destinazione.
Oggi non funziona più la ricerca bussando alla porta di aziende e ristoranti. (Forse questi ultimi utilizzano il passaparola, perciò se si hanno amici all'estero ben inseriti forse e ripeto forse una mano in questo senso la si può avere, ma non consideratelo come il canale primario per trovare una cosiddetta SISTEMAZIONE). Un altro mito da sfatare è pensare di andare all'estero come l'italiano benvenuto e amato da tutti. NON È vero. La reputazione è una cosa sacra che si costruisce con dedizione, umiltà, professionalità, rispetto degli altri e per sé stessi. Inoltre bisogna essere pazienti e curiosi e non pretendere tutto e subito. Le difficoltà ci sono sempre e quotidianamente, una mente pulita da pregiudizi aiuta a crescere e integrarsi.
L'integrazione è un processo che vale per tutti indipendentemente dalla religione e nazionalità e soprattutto dalla situazione politica del paese di provenienza.
Quindi dico ANDATE E SAPPIATE INTEGRARVI CON INTELLIGENZA!

Di cosa ti occupi attualmente?

Sono Graphic Designer, lo scrivo a lettere maiuscole perché orgogliosa di me.
È un bell'esercizio l'autostima!
Ho 36 anni, quasi 37, e dopo aver lavorato nel marketing (di cui fa parte anche la pubblicità) per diverse aziende anche di fama mondiale, ho deciso di costruirmi il lavoro in remoto, di preparare il terreno per avere una mia società. Ora lavoro con una start up spagnola.
Mandavo curriculum, ma la conoscenza del tedesco è molto importante, ho ottenuto pochi colloqui, credo anche per il problema dell'età, ma dentro di me so di non volere un lavoro presso un'azienda, so di voler lavorare in proprio.
Ho cominciato ad esplorare il mondo delle start up, da vicino, andando ai meet up o hackaton, dove queste aziende si riuniscono, e mi sono detta possibile che nessuno abbia bisogno di me? Alla fine ho trovato l'azienda con cui lavoro in remoto e mi diverto.
Ho promesso risultati e per ora sono pagata per il lavoro tecnico; se ci saranno risultati (e sono sicura di ottenerli) apriremo un discorso per un ruolo continuato nell'azienda.
Certo dopo questa descrizione sembra quasi che io abbia o stia guadagnando tantissimo e che la mia sia una famiglia benestante ed ora dopo aver vissuto nel lusso, mi permetta il lusso di dispensare consigli...Falso.
La mia famiglia ha una bella storia, mio padre ambiva a fare il medico, mia madre ragioniera impiegata al comune finché non ha partorito mia sorella. Mio padre non aveva soldi per l'università allora diede il massimo per diventare infermiere, avere uno stipendio fisso e costruirsi una famiglia.
Mia madre e lui aveano un bel gruppo di amici attivi anche nel sociale, sono cresciuta in un ambiente molto vario, dove socializzare era la parola d'ordine.
Negli anni 70,80,90 tutto procedette come pianificato, poi, i soldi dello stipendio non fronteggiavano più le spese, mia sorella già all'università, io sarei stata una mazzata (finanziariamente parlando) forte se mi fossi iscritta subito ad una facoltà, ma tanto non si corse il rischio poiché sognavo Parigi e di andare per la mia strada.
Da qui cominciò tutto, mi cercai il mio primo lavoro, ragazza alla pari oppure "au pair".
Molto lunga la mia storia, ma sappiate che il mio desiderio di partire sempre, mi costa denaro per i trasferimenti, per far partir un contratto d'affitto per vivere, dunque alcune volte ho dovuto anche farmi aiutare. Non mi vergogno a dirlo.
Ricordate che a questo mondo le possibilità ci sono, bisogna crearsi la strada per raggiungerle e poi se ti dai da fare, come dicono gli inglesi, il resto viene "by the Universe"!
Se ti muovi per qualcosa i risultati arrivano sempre!

Quali differenze sostanziali hai potuto riscontrare tra il mondo del lavoro tedesco e quello italiano?

Non posso parlare di come sia la vita d'ufficio in Germania, in prima persona, ma il mio fidanzato (sono qui per aver deciso di seguire un progetto di vita con lui) ne parla un po' con "delusione".
Ci sono due punti da mettere in chiaro: le aspettative che si hanno dalla Germania e le aspettative che ha la Germania.
La differenza sostanziale è il contratto, cioè l'Italia ha ancora l'enorme problema del lavoro nero e/o malpagato.
Se fai dei colloqui di lavoro e vieni assunto in Germania, firmi un contratto. Questo ti dà un'assicurazione per la salute (il sistema sanitario chiede che si paghi mensilmente una tassa calcolata in base alla tua situazione, anche io che non ho nessun contratto in Germania, pago circa 180 euro al mese, non sono sposata e dunque non posso neanche usufruire dell'assicurazione del mio fidanzato), nella quale puoi farti carico di una terza persona. Il contratto ti permette di trovare casa, di sistemare tutta una serie di cose burocratiche. Se sei in proprio, e prima di metterti esserlo, bisogna informarsi su come regolamentarsi e qui consiglio agli stranieri di rivolgersi all' OVB: it.wikipedia.org/wiki/Objektive_Vermögensberatung. Un servizio di professionisti che organizzano workshop per rispondere a tutti i quesiti su come regolamentarsi in Germania in base alla propria professione, azienda, business. Offrono anche consulenza gratuita privata su appuntamento. Sarah mi ha permesso di divulgare il suo contatto per coloro che si trovano in Germania e abbiano bisogno di informazioni. Potete scrivermi.
In Germania è molto difficile che si possa vivere senza rispettare le regole o pagare le tasse, si rischia di essere beccati e puniti al 99%. Anche in Bulgaria ho avuto un contratto di lavoro, con diritti ecc, l'Italia sembra abbia deciso di autodistruggersi nei secoli dei secoli.

E a livello umano, quali sono le maggiori differenze tra i due popoli?

I tedeschi sono diretti, ma non amano perdere tempo dietro a cose ovvie.
Se ci sono delle istruzioni, non amano sentirsi fare delle domande su come quelle istruzioni possano essere utili. Inoltre l'inglese non lo parlano tutti e non fanno sforzi per capire cosa gli viene chiesto. Ho avuto molte esperienze negli ultimi mesi che un giorno mi hanno fatto venir voglia di andare via. Poi incontri il tedesco in un ufficio dove senza capirsi ho ottenuto quello che cercavo e con un caffè offerto dal comune per aver avuto il sistema bloccato ed aver impiegato troppo tempo a fare la mia registrazione.
I tedeschi non sono calorosi e sono molto indipendenti. Bisogna accettarlo senza criticarli.

Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Faccio jogging, leggo, ascolto musica.

Queste sono le attività che mi accompagnano sempre, servono per pulire la testa e il cuore dai cattivi pensieri. Poi quando ho la disponibilità economica parto o faccio vela.
Mi sono ridimensionata molto negli ultimi anni, ma va bene così, seguo l'istinto per stare bene.

Quali sono secondo te gli ingredienti per un espatrio di successo?

Non mi stancherò mai di ripeterlo: informarsi e prepararsi.
Oggi si ha modo e non ci sono scuse.
Se posso essere d'aiuto a qualcuno con dei consigli dò la mia disponibilità.

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